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Apparsa nel 1963, "Critica della democrazia" è, fra le opere di Spirito, una delle più significative. Il lavoro concepito all'inizio del 1962, uscì in un momento nel quale il dibattito teorico sulla democrazia era molto vivace e nel quale l'attenzione dello studioso era stata colpita dal suo incontro de visu con l'esperienza concreta del comunismo russo e del comunismo cinese. Dal punto di vista filosofico il volume approfondiva e portava avanti le tesi già enunciate in un precedente lavoro pubblicato due anni prima, "Inizio di una nuova epoca", che aveva aperto una fase nuova del pensiero di Spirito, tutta fondata sulla fiducia nella scienza, in una scienza intesa in un significato più ampio, che la portava a investire di sé tutti gli aspetti e i problemi della realtà e ad estendersi a tutti i campi dello scibile. Il volume propone una lettura interpretativa del fascismo alla luce delle vicende dell'attualismo e suggerisce, in un tal modo, la possibilità di un approccio in chiave culturale e filosofica allo studio di quel periodo storico. Il 1932, l'anno cioè del convegno di studi sindacali e corporativi di Ferrara, viene presentato come un momento fondamentale. Spirito accredita l'idea che, in quella sede e in quella occasione, sarebbe esplosa la "tesi comunista" con la negazione della proprietà individuale e la proposta dell'istituto della "corporazione proprietaria".